Bo130, “La storia non scritta di Colapesce”, spray acrilico, 2015
Colapesce si accorge che il peso della Sicilia sta aumentando, quindi decide di risalire a galla per vedere dall’alto e assiste agli sbarchi clandestini degli immigrati.
Decide di parlare con loro per fargli capire che la Sicilia non è la terra promessa. Stanno fuggendo dai loro mali in fondo creati dalle popolazioni occidentali.
L’opera di Bo130 vuole essere un invito verso la tolleranza e un aiuto autentico e reale verso quelle popolazioni che vivono in zone problematiche del pianeta.
Bo130 a 19 anni si trasferisce a Londra dove studia e lavora per circa 10 anni laureandosi in Graphic and Media Design al London College of Communication. Alterna brevi periodi di permanenza a New York e proprio durante un viaggio nelle Grande Mela, nel 1985, inizia la sua “dipendenza” dai graffiti: il libro “Spraycanart”, comprato in quella occasione, influenzerà e segnerà la sua passione personale e
il suo futuro percorso artistico e professionale.
Le sue opere, pur mantenendo un filo conduttore comune, tendono a variare l’una dall’altra in una progressiva evoluzione di forme, con una continua ricerca tecnica, di stile e di linguaggio.
Da quelle più introspettive e iconiche, rappresentanti volti che poco hanno di umano – tra il tribale e l’alieno – a quelle più “pop” dove vengono “stratificate” immagini appartenenti alla cultura popolare della società di oggi.
Un vero e proprio “remix” surreale tra fantascienza, situazioni di vita urbana, musica, culture differenti, cibo, sesso, cartoni animati, fumetti, calligrafia e arte tribale; si potrebbe definire un viaggio lisergico nell’archivio della memoria di un alieno in visita sul nostro pianeta. Il suo lavoro è stato documentato e presentato in numerose pubblicazioni internazionali.